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Le panchine di Villa Torlonia.

Il cielo è così azzurro che quasi non sembrerebbe possibile di toccarlo con le nostre mani di cemento. Eppure, eccoci qui, fuochi spenti in un artificio umano.

L’estate è un fuoco smorto che rantola ancora nell’aria di settembre, ma io non ci sto.

Io sono da tutt’altra parte e ho bisogno di quel profumo che mi rende degna la vita. Amore.

Villa Torlonia e le sue panchine mi lasciano pensare solamente a una cosa, del resto, e cioè che chi le inventò dovesse avere un’immagine ben precisa in mente. Due cuori accoccolati nell’azzurro, intrecciati tra le dita delle mani e tra le linee della vita.

Se solamente sapessi leggere questi cazzo di palmi! Verrei subito da te. Ma d’altronde solamente i folli corrono e il cielo non è solamente un tetto. È un sentimento.
E oggi sento di sentirlo, nuovamente, di respirarlo.

È una giornata mite e le sue ore migliori mi restaurano dalla fatica della notte.

Prima del tramonto, quando tutti corrono ma non verso un obiettivo. Quando le code tagliano l’aria dolcemente quasi accarezzandola e gli uomini e le donne ridono, magari facendo le vocine ai loro cuccioli.

Una rotonda quadrata davanti a me proprio al centro del cuore. E la piazza come il mare non si spezza né in affluenti né in vie ma se giri a sinistra e poi apri la porta arrivi dritta dentro di me. Non bussare.

Sono seduto su una panchina e ho un freddo fermo che mi colpisce nell’animo. Il vento corso dai passi mi riscalda e mi ricorda che la vita scorre e che la piazza è acqua.

Quanti volti ancora, prima di scorgere il tuo? Quante labbra effimere, prima delle tue?

L’amore usa ago e filo e tesse paziente le sue trame perfette.

Il tempo usa il falcetto, e vanga la terra che diventiamo.

Voglio amarti così tanto e così subito da consumare tutta la mia vita in un bacio. Perdere il respiro, soffocare tra le tue labbra che ancora non conosco. Diventare concime di un fiore che non mi apparterà mai.

Una ragazza è seduta, chissà dove, dall’altra parte del mio cuore e la strada! Cristo, la strada che ci divide mi si è fatta insopportabile.

Ho solamente questo paio di scarpe e non cambierò mai per niente al mondo.

Calzo solamente me stesso, e se la suola sarà consumata mi verrà una spina. E vieni rosa delicata, tagliami, di nuovo, ancora, amore.

E mi sta bene fino a quando scorre il sangue, fino a quando palpita il cuore. Tagliami.

Il cielo è un sentimento e me lo sento che oggi ti vedrò.

Quale svincolo hai preso per entrar subito nel mio cuore? Ti ho vista nella genesi della sera.

E un battito d’ali nel cielo e uno scalpitio sulla terra è il tuo volto.  

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